Ripubblichiamo volentieri una lirica dedicata alla Fiera di Sant’Apollonia da Cesare Sottocorno e pubblicato sul giornale della Pro Loco Rivolta Mese nel febbraio 1997
Una fiera al paese: Sant’Apollonia. Via i ricordi di uomini nelle osterie:
tabarri, cappelli, polpette, trippa, vino.
Un colpo d’occhio sulla piazza: gente che va,
si ferma, riparte, parla, saluta.
Uomini, donne, bambini: voci, parole e tanti dialetti.
Chi regala, chi si nasconde dietro un banco,
chi sta seduto vicino a una stufa: è febbraio e “fa freddo fuori”.
Una fiera al paese: è tempo di festa, di incontri, là sui viali.
Trattori, macchine per il lavoro nei campi e nelle stalle.
Vacche da latte e da carne in bella mostra, cavalli da sella e da tiro,
qualche timido somaro, pecore, galline, conigli chiusi nelle gabbie,
porcelli in un recinto di rete metallica.
Per chi tanta confusione?
Per “il zappatore”: quello che tornava “fischiando”
alla “sua parca mensa”?
Per la “Lavanderia”, “Il seminatore”: immagini di miseria
e di rassegnazione, ritenute, autentiche, dimenticando …
Ma no: via le biciclette arrugginite, i cappotti rammendati …
Altri sono gli uomini della campagna.
Perchè pensarci? La fiera è sempre per loro. Sono loro le vie,
le piazze, i viali, i portici. Acquistano, vendono, firmano, promettono …
L’operaio, l’impiegato, il “pendolare” che hanno tenuto un giorno di ferie,
si muovono intorno.
Gli scolari, in vacanza “straordinaria” si rincorrono, sgusciando, tra la folla.
Cesare Sottocorno