Il Prevosto di Rivolta descrive le emozioni che si provano nell’ammirare l’opera che Agostino Arrivabene ha donato al suo paese natale in contrada Porta San Michele. E ripercorre i lineamenti biblici e teologici che l’artista ha tracciato nel corso della cerimonia di inaugurazione.
Vi sono ritornato in una mattina di sole per rivedere l’Assunta che la contrada ha voluto fosse di nuovo dipinta nella nicchia all’angolo fra via Quarterone e via Garibaldi. Vi sono tornato non solo per scrutarla meglio di quanto non abbia potuto fare il pomeriggio dell’inaugurazione, ma perché in un certo senso mi ci portato di nuovo il cuore.
Non apparteneva né ai miei desideri né ad esigenze pastorali la necessità di riprendere quell’immagine ma non ho potuto non condividere il pensiero dei contradaioli. Conosco già la loro devozione che si esprime nel rosario a vespro del 15 Agosto, solennità dell’Assunta, e l’attenzione per i contradaioli defunti con la celebrazione dell’Eucaristia.
Non credo che la nuova immagine voglia segnare un fronte, una linea, una sorta di possesso culturale, bensì penso esprima la volontà di riproporre un segno, un simbolo carico di contenuto religioso e umano. Abbiamo bisogno di simboli, viviamo di simboli, è da essi che traiamo ispirazione, sono i pezzi del futuro della nostra vita. Non sono i vetrini di un caleidoscopio che all’infinito continua scomporre e a ricomporre immagini che non sono nella realtà. I simboli non sono paragonabili nemmeno alle tante pagine aperte sullo schermo di un pc che una volta osservate non rimane altro che chiuderle nell’incompiutezza di sguardi estemporanei.
Per chi crede, Maria è l’intercedente per eccellenza, è la maestra di vita e non solo di obbedienza al Cristo, è segno, ancora, della gloria che ciascun cristiano attende. È segno delle ‘radici’ non solo storiche ma, insieme, umane, nelle quali si è cresciuti e dalle quali ha preso linfa vitale il nostro diventare grandi.
Ragioni, quest’ultime, ricordate dall’architetto Valentino Galli che con Marco Cagna hanno accompagnato il rifacimento dell’immagine. Ribadite da un ex contradaiolo importante, Giulio Facchetti, che ha ripercorso il senso dell’immagine sacra in diretto riferimento al dogma dell’Assunzione di Maria Vergine.
L’Assunta di Porta S. Michele fa ponte fra la basilica, dedicata anch’essa all’Assunta, e il ‘fuori porta’ che oggi rappresenta la maggior parte del borgo rivoltano, tendendo la mano per una condivisione di valori fondanti.
La composizione scelta dall’autore, Agostino Arrivabene, non obbedisce alla classica rappresentazione dell’Assunzione di Maria, sottolinea, invece, alcuni tratti della maternità che mi piace riprendere. Egli l’ha interpretata come una sorta di pietà rovesciata.
Sappiamo che la pietà, è la madre dolente con il figlio esanime non più in grembo ma sulle ginocchia, è l’immagine della maternità ferita. Non importano le ragioni delle ferite, – malattia, traversie, morte, ingratitudine… – la madre porta il figlio nel dolore, nel pensiero, nell’affetto nella preghiera. Qui, invece, è il Figlio che attraversata la morte, riprende la Madre e la porta ove è lui e ove saremo ciascuno di noi: Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo (1Cor 15,20-23).
Nella toccante presentazione della propria opera, Agostino Arrivabene, ha ricordato i motivi che lo hanno spinto a confezionare questo ex voto e a regalarlo alla contrada e a tutti i rivoltani. Vi si legge la storia di un figlio che ha ricercato una maternità di cui era orbato è l’ha ritrovata in Maria e in altre Marie, ed ora, il figlio omaggia la Madre con la propria fede e con la propria arte innalzandola a segno condiviso.
Esperienze di fede, quella dei contradaioli di Porta San Michele e quella di Agostino Arrivabene, che provocano la fede di una comunità.
Però, Maria è icona materna per chiunque, anche per il non credente, e non solo per le donne, al di là e al di sopra del figlio preteso o negato, del figlio comprato o venduto, del figlio sottratto al padre in concepimento o in vita. La pietà rovesciata di Porta San Michele ricorda ancora il dramma del figlio che ricerca la madre e la trova anche sotto la croce di fallimenti o di prepotenze che gli chiedono di rialzarne l’immagine dentro la propria coscienza e il proprio cuore.
Direi: le madri pensino ai figli che portano una corona di spine che non si sono scelta ma che hanno dovuto far propria, e i figli onorino loro stessi nella maternità di cui sono frutto. Maria la Madre che è anche figlia, vegli su tutti perché nessuno soccomba sotto la morte del non senso o della stupidità.
Grazie alla contrada di Porta S. Michele e ad Agostino Arrivabene insieme con il vivo compiacimento.
Don Dennis