In occasione della festività dedicata al Santo dal cantùn di Suori – che si celebra il 6 Febbraio – pubblichiamo un interessante articolo scritto dal Prof. Eugenio Calvi per la Voce di Sant’Alberto del Luglio 1992 (in occasione della beatificazione) che ci racconta momenti poco conosciuti della vita del sacerdote, fondatore dell’Istituto delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento, che si adoperò in Parrocchia per le Figlie di Maria ed i Terziari Francescani: due gruppi di Rivoltani dediti alla preghiera ed alle opere di carità. Vent’anni di apostolato che hanno lasciato il segno anche tra la gente comune, quella “che giudica con semplicità, ma arriva sempre al nòcciolo delle cose”.
Tra le tante carte esistenti nel nostro Archivio Parrocchiale, alle quali il tempo ha dato una tinta pagliata e un odore di mùcido che fa da provvido repellente alla schifiltosità dei cialtroni di ogni strato sociale, nel faldone n. 46 sono conservati due manoscritti anonimi. Uno – si vede benissimo – è datato 28 aprile 1893; l’altro, niente, ma dev’essere pressappoco dello stesso periodo perché nel VI^ Quesito presenta il resoconto di un triennio il cui inizio è da porre nel 1890.
Sono due atti che non mancano di un certo interesse, e che, illuminando uno degli aspetti meno noti dei primi anni trascorsi da Padre Spinelli a Rivolta, ce lo presentano come un collaboratore sollecito e operoso delle più disparate iniziative di carattere formativo e devozionale della parrocchia.
Il primo riguarda la Congregazione delle Figlie di Maria, omologata – come di direbbe oggi – a Roma nel Luglio del 1889.
Regolarmente iscritte, per ora, 65; sei le Aspiranti. La Direttrice è una religiosa, Suor Maddalena Pasta; maestra delle Aspiranti è una laica, Elvira Bianchi, come pure la Presidente (Angelina Premoli) e le quattro Consigliere. Il Direttore Spirituale però è il Sacerdote Francesco Spinelli: a lui – da quattro mesi soltanto presente in Rivolta – il Parroco ha già creduto opportuno affidare la guida di quel gruppo di giovani donne risolute a percorrere un cammino più eletto e impervio che non sia quello abitualmente ipotizzato per i comuni fedeli, e che conduca magari anche ad una scelta di vita più vicina alle loro segrete aspirazioni quale è quella religiosa, come infatti è avvenuto per quattro di esse. E’ un compito assai delicato, quello di don Francesco, una missione che richiede anche un forte senso di responsabilità: ma nessuno meglio di lui sa affrontare queste difficoltà, e la designazione si dimostra felice.
Il secondo documento riguarda i Terziari Francescani. Era stato merito del curato Gambazza l’aver fondato nel 1883, nel mese di luglio – quando ancora Padre Spinelli era a Bergamo con lo sparuto gruppetto delle prime Suore Adoratrici – questa Congregazione la cui sede era nella chiesa di Santa Maria Immacolata. Ma il prevosto Verdelli, come è riuscito a ottenere che sorgesse un buon oratorio femminile, retto proprio dalle Suore Adoratrici, nel “bel complesso edilizio costruito dal conte Maino”, così quando le disavventure e le persecuzioni spingon Padre Spinelli ad approdare proprio a Rivolta in cerca di una nuova patria per sé e per il suo Istituto, quasi incredulo per tanta fortuna, lo coinvolge senza indugio nel vivo dell’attività parrocchiale.
I Terziari Francescani svolgono molteplici attività, e non si limitano alle pur edificanti e giovevoli riunioni di preghiera e di meditazione che non li distinguerebbero da qualsiasi altra devota confraternita: da buona gente della Padania sa che l’azione è una delle forme più significative dell’ossequio al Signore e alla Santa Madre di Dio, perché si traduce in opera d’amore verso il prossimo. I Terziari assommano a 350 iscritti, di cui 50 uomini.
Il fondatore don Gambazza non è più a Rivolta: subito Mons. Verdelli nomina suo delegato don Francesco Spinelli.
Il documento che abbiamo sotto gli occhi, dopo averci elencato i nomi dei Consiglieri e degli Infermieri (uomini e donne) ci informa – sia pure in modo indiretto – che un’aria di efficienza nuova ha pervaso la Congregazione: la cassa, che all’entrata di don Francesco Spinelli era miseramente vuota (“non ricevette né reso conto di cassa né centesimo veruno”), e non solo, ma con qualche conticino pure in rosso, ora segna all’attivo una quarantina di lire (le lirone di allora, s’intende); si fanno celebrare Messe per i soci defunti, si assistono i malati, si solennizza la festa del Perdono con belle cerimonie e a spese della Congregazione.
Don Francesco Spinelli chiuse la sua esistenza terrena il 6 febbraio 1913: potè così offrire la sua preziosa collaborazione alla Parrocchia di Rivolta per più di vent’anni, mentre intanto adempiva alle sue funzioni di Superiore nell’Istituto delle Suore Adoratrici. Conobbe ben quattro Parroci (Verdelli, Rozza, Desirelli, Renzi), e naturalmente molti sacerdoti che esercitarono il loro ministero nell’ambito parrocchiale. Ma soprattutto fu a contatto con la gente, la gente comune (che giudica con semplicità, ma arriva sempre al nòcciolo delle cose), come fu a contatto con persone di livello superiore (che non sempre al nòcciolo delle cose ci arrivano).
Quando si spense in quella modesta stanza, tenuta dalle sue Suore come un piccolo Santuario, tutti, indistintamente, ebbero la chiara sensazione che Dio avesse in quel giorno chiamato uno dei Suoi Eletti alla gloria sempiterna dei Cieli.
Eugenio Calvi
Per approfondire:
https://www.suoreadoratrici.com/